Allora eccomi sembra sia il mio turno. Dicono che devo presentarmi. Che devo fare da me. Dicono che ne ho le capacità; in fondo ci credo. Ci provo, insomma. Mi chiamo Tobia, Tobiailnero. Sono uno stanziale, un autoctono. Si insomma sono nato in CORTE. Quasi dieci anni fa. Lui, si quello che sta scrivendo la storia (sotto mia rigida e ferrea dettatura) dice che sono un gatto fortunato, se non miracolato. E credetemi, è pura verità. Era l’estate del 2003 mio madre dopo sana e proficua avventura decise di mettermi al mondo in un caldo e torrido giorno di luglio, esattamente il 10. Ora detto tra noi quella fu un’estate tremenda: da giungo a settembre afa, umidità e caldo sahariano. Una bolla terrificante che non risparmiò nessuno, me compreso. Nel tentativo di salvarci la pellaccia al sottoscritto e agli altri due miei fratelli, nostra madre ci spostava in continuazione, alla ricerca di refrigerio e frescura. Poi un giorno si dimenticò di me, Dentro ad un box. Pensai, boh, prima o poi torna, mi acchiappa per la collottola et voilà: les joeux sont fait. Ma niente, nulla. Il silenzio e il vuoto tutto intorno. Mi rimaneva una cosa sola da fare: piangere, urlare. Farmi sentire. Al di là del box sentivo voci che non riconoscevo, strane voci. Pensavo fossero altri felini, forse più adulti. Ero sicuro, sono quì per me…Invece niente: erano i proprietari che salutavano (chi pareva loro) per le vacanze. Un mese intero. E io che cominciavo ad aver paura: voglio dire, sono appena nato. Ne ho da fare, da combinare. Sono appena all’inizio. Passa una notte: nulla. Ne passa una seconda ancora nessuna risposta. Ho sete. Ho fame. Piango, mi dispero: insomma per dirla come gli umani, LA VEDO GRIGIA. E’ il 31 di luglio. Sono da due giorni al buio, senza cibo, senz’acqua. Mia madre se la sta spassando senza aver cura del suo terzo piccolo: questa è una sciagura. E’ l’inizio della fine. Mi sento spossato. Ma il fiato per urlare il mio terrore, quello ancora non l’ho finito, NON ANCORA. E’ notte, fonda. Piango tutte le lacrime possibili, forse le ultime. Poi un rumore. Strano e complesso da definire: la fuori c’è qualcuno. Sono certo, sicuro. Salgo un piolo di una scala di legno. Lo strano rumore si fa più acuto. Salgo un altro piolo. Poi una luce che riflette internamente. Sento uno strano richiamo a cui poi fedelmente mi sono legato, per l’intera vita. Un richiamo a cui noi mici siamo avvezzi. E’ il richiamo di chi ci ama e ci vuole bene, voi avrete certamente capito. A quel punto sono sul terzo piolo. Sono sfinito ed ora anche impaurito da quel bipede che (così come mi ha raccontato poi, furtivamente e dopo abile scasso e infrazione perseguibile penalmente- si insomma ha scardinato il box per essere chiari- ed è penetrato nel medesimo) amabilmente mi chiama, mi cerca ed infine illuminandomi, mi vede. Mi acchiappa. Io non pongo nessuna resistenza, anzi. Entra in casa chiamando un’altra bipede che appena mi vede urla di gioia rigando il suo volto con qualcosa di umido. Sono le 4 ante meridiane del 1° agosto 2003. Ricevo attenzioni infinite, coccole. Cibo e liquidi. Mi danno per spacciato due tipe con il camicie bianco. Ma lui insiste nel difendermi. Ostinato. Arcigno. Ricevo poppate per 20 giorni di fila: ogni quattro ore. Lui dice di essere fortunato perchè in quella famosa notte iniziava le sue vacanze. Io non ho ancora ben capito cosa siano queste vacanze. Però a fiuto mi sembrano cose positive. Oggi a distanza di nove anni da quel giorno vivo come un’ombra con quel bipede. Dove lui va io sono. Gioco, mi diverto. Rifletto con lui. Pensiamo in simbiosi. Guardiamo le partite della sua amata Inter. Sul divano, quel divano che è stato giaciglio miracoloso in quei MIEI venti giorni..La sera, poi, quando le tenebre salgono e l’ora del riposo è prossima mi corico con lui. Al suo fianco. Anzi no, sul suo petto. E iniziamo un gioco piacevole: porgo la mia testa e lui mi bacia a raffica. Sembra addirittura (detto da lui che se ne vanta come fosse un record difficilmente battibile) sia riuscito a baciarmi per ben diciassette volte senza mai staccare le sue labbra dalla mia testa: era il 10 giugno del 2007. Avevo quattro anni. Mi chiamavo, e mi chiamo Tobia, Tobiailnero.
Tobia, alias: TENERONE, TOPO e ultimamente MORBO…(da morboso)..
CHIUDO…